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Mostra fotografica dal 20 Ottobre all'11 Dicembre 2015

"L'Attenzione"

quella cosa invisibile...

Mostra fotografica del fotografo Rolando Montanini

 

20 Ottobre - 11 Dicembre

Ospedale di Sassuolo

Presentazione

Quante volte ci è capitato di stupirci per qualcosa che abbiamo visto o che crediamo di aver visto per la prima volta e che in realtà è sempre stato con noi o vicino a noi?
Sicuramente decine se non centinaia di volte...
L’attenzione dovuta per giungere a vedere anche quello che normalmente ci sfugge è il tema della mostra che abbiamo il piacere di presentarvi e che, grazie al sapiente sguardo del fotografo Rolando Montanini, ci offre la possibilità di sorprenderci come se fosse la “prima volta”... Il tema dell’attenzione è da sempre un aspetto che abbiamo a cuore e che questo Ospedale vuole continuare ad approfondire pensando che guardare attentamente le esigenze delle persone sia la cosa più giusta.
In questo senso le iniziative di VolontariArte hanno l’ambizione di offrirvi la piacevolezza di ambienti più familiari e sempre più vicini ai bisogni delle persone.
Il colore ed il calore di queste immagini pensiamo siano in perfetta sintonia con questi bisogni, proprio quello che abbiamo scoperto nelle opere di Rolando Montanini e che adesso offriamo alla vostra attenzione.

il Direttore Generale
dell'Ospedale di Sassuolo

Prima di guardare le immagini qui esposte, realizzate da Rolando Montanini, fate un breve esercizio.
Concentratevi, e pensate all’ultima volta che avete guardato una pianta. Può darsi fosse al margine di una strada o nel vostro piatto, su un balcone o in un giardino pubblico. E poi cercate di ricordare che pianta fosse, come era fatta, che nome aveva. La maggior parte di voi si accorgerà che recuperare questo ricordo è difficile. Le piante, infatti, si nascondono ai nostri sguardi per eccesso di evidenza.
Perché le piante sono dappertutto e così parte della nostra vita che smettiamo di vederle. Le piante sono, in se stesse, un’alta scuola di formazione estetica. La loro struttura, i loro colori, le loro forme hanno offerto all’immaginazione e ai linguaggi umani un codice di identificazione e rappresentazione della bellezza. Una bellezza mai fine a se stessa, che ci parla di qualcosa di così profondo e alto da lasciarci senza parole.
Di questa bellezza abbiamo bisogno per vivere, lavorare, amare, pensare, guarire, ed è questa la ragione per cui questa mostra, oggi, è ospitata dal Nuovo Ospedale di Sassuolo nella convinzione che arte significhi cura. Insieme alle piante, in queste immagini, c’è anche quella cosa invisibile che è l’attenzione: ingrediente insostituibile alla possibilità stessa di vedere. Perché alla base del lavoro di un fotografo, della sua messa a fuoco della realtà, c’è una capacità di attenzione dell’occhio sviluppata al massimo grado: capacità che è talento, esperienza, competenza tecnica al servizio del vedere. Vedere per riconoscere la bellezza. Perché il fine dell’arte e della scienza, se si va all’essenza, è lo stesso: una comunione con la vita che ci fa sentire parte del suo essere complesso, misterioso e profondo.

Queste foto fanno parte di un lavoro di qualche anno fa. Sono state scattate in primavera lungo un sentiero di 300 metri che portava alla casa che per qualche tempo ho affittato annualmente a Bonassola in Liguria.
In verità non ho mai amato la macrofotografia classica. La trovo spesso un po’ sdolcinata e banale. Poi per caso mi hanno fatto provare un obiettivo per questo tipo di immagini e mi è venuto spontaneo puntarlo verso terra.
È stata una scossa. Lo spettacolo che mi si apriva davanti a 20 cm dal suolo era qualcosa di straordinario: un mondo sorprendente invisibile ad altezza normale che mi ha totalmente affascinato. Ho deciso allora di raccontare quello che avevo scoperto e di fare un vero e proprio reportage come quelli che realizzavo durante i miei viaggi. In questo caso il soggetto era dietro casa. Qui dovevi abbassarti, metterti in contatto con la terra, con le piante, con l’erba ma le dinamiche del reportage non cambiavano; dovevi cercare un soggetto valido, un’inquadratura particolare, una luce adatta, controllare la composizione, mettere in relazione i colori. Proprio come tu fossi in un viaggio in India. E magari scoprivi che un banalissimo fiorellino di un centimetro che dall’alto ti appariva tutto giallo aveva in realtà una grafica ed un design spettacolari con piccoli petali dentellati e bordati di nero nella punta. Non è stato facile: la decisione di non usare cavalletti o luci artificiali ma di fotografare a mano libera mi costringeva ad usare diaframmi molto aperti e quindi lo spazio di messa a fuoco era di solo qualche millimetro. Per questo motivo le cromie, le campiture di colore determinate dalle ampie zone sfuocate e la loro relazione con il soggetto diventavano un elemento caratterizzante dell’intero progetto. Tutto questo mi piaceva perché dava al lavoro un’impronta pittorica che mi esaltava e che mi allontanava dalla foto macro del “fiorellino” che tanto detestavo. Spesso non conoscevo nemmeno quale pianta stavo riprendendo. La ricerca era “a tutto campo” con l’obiettivo che si faceva breccia lungo il sentiero tra fili d’erba, fiori appassiti, ragnatele o rami secchi. Ricordo che era faticoso perché la posizione era decisamente disagevole; mi procurai allora delle ginocchiere da posatore per potere assumere una posizione più confortevole. Cercavo i momenti in cui la luce del giorno era più interessante e spesso giravo per diverse ore senza trovare un soggetto adeguato. Molti erano i tempi di attesa: per esempio che un riflesso arrivasse nel punto più efficace, che il sole illuminasse una parte piuttosto che un’altra o che la più insignificante delle brezze, che in un filo d’erba diventava un tornado, mi desse una tregua. Come ho verificato spesso il processo creativo è composto da una buona dose di fatica! È stata un’esperienza bellissima in cui ho cercato di fare un racconto di questo microcosmo con un punto di vista ed una interpretazione diversa. Quelle che vedrete sono una selezione di un lavoro molto più ampio e ringrazio i dirigenti dell’Ospedale di Sassuolo che mi hanno permesso di esporre in una sede così atipica ma allo stesso tempo affascinante, capace di mettere in contatto la bellezza con un pubblico più vasto di quello dei canali della cultura tradizionale.Rolando Montanini è un fotografo, videomaker e creativo.
Durante gli studi a Bologna si dedica alla fotografia e in particolare al reportage. Gira il mondo e realizza servizi fotografici che vengono pubblicati da riviste come Atlante, Gente Viaggi, Airone. Prende parte a numerose mostre collettive e personali.
Nel 2014 partecipa al festival della Filosofia di Modena con il suo progetto “Il tempo della Torre” Racconto in movimento.
Le sue competenze spaziano dalla fotografia al video, fino agli allestimenti creativi ed ad ogni forma di comunicazione.
Ancora una volta ho potuto verificare, come dico spesso alle mie figlie, che sono una persona fortunata: ho il dono di sapermi meravigliare. Credo che se l’uomo non è capace di stupirsi delle bellezze che il mondo gli regala, non può essere felice, perché non sarebbe capace di sorprendersi di sé stesso, dell’essere uomo. Come diceva lo scrittore inglese Chesterton “il mondo non languirà mai per mancanza di meraviglie, ma soltanto quando l’uomo cesserà di meravigliarsi”.

Inaugurazione

Chi sono:

Rolando Montanini è un fotografo, videomaker e creativo.
Durante gli studi a Bologna si dedica alla fotografia e in particolare al reportage. Gira il mondo e realizza servizi fotografici che vengono pubblicati da riviste come Atlante, Gente Viaggi, Airone. Prende parte a numerose mostre collettive e personali.
Nel 2014 partecipa al festival della Filosofia di Modena con il suo progetto “Il tempo della Torre” Racconto in movimento.
Le sue competenze spaziano dalla fotografia al video, fino agli allestimenti creativi ed ad ogni forma di comunicazione.

Giovanna Zoboli è scrittrice ed editrice. Insieme a Paolo Canton, ha creato, nel 2004, il marchio editoriale Topipittori, di cui è editor e art director, specializzato in volumi, illustrati e non, per bambini e ragazzi. I suoi libri, oltre una trentina di titoli, sono pubblicati
in Italia e all’estero. Svolge attività di studio e formazione sui temi della cultura rivolta a infanzia e adolescenza, con interventi editi da blog, cataloghi, riviste, e attraverso incontri, lezioni, corsi. Con interventi su temi diversi collabora ai siti di cultura Doppiozero http://www.doppiozero.com/ e FN. Federico Novaro Libri, http:// www.federiconovaro.eu/. Dal 2010, cura il blog di Topipittori: http://topipittori.blogspot.it/ . Vive e lavora a Milano.

Paolo Donini (1962) poeta, critico e curatore. Ha pubblicato le raccolte di poesia “Incipitaria”, Genesi Editrice, Torino, 2005, prefazione di Sandro Gros Pietro, e “L’ablazione”, La Vita Felice, Milano, 2010, prefazione di Milo De Angelis. “L’ablazione” ha vinto il premio nazionale “Lorenzo Montano” per l’Opera Edita edizione 2010. Dal 2002 è direttore delle attività espositive del Palazzo Ducale di Pavullo nel Frignano. Ha pubblicato numerosi cataloghi cartacei e multimediali e curato oltre 150 mostre monografiche
e collettive, iniziative ed eventi, sui linguaggi dell’arte contemporanea. Suoi scritti sono apparsi su varie riviste tra cui: “La Mosca di Milano”, “Anterem”, “La Clessidra”, “L’Indice”, “Vernice”, “Tracce, cahiers d’art”, “Progetto Grafico”, “QuiLibri”, “Tecnica mista” e su svariati siti di poesia, critica, arte, letteratura. Una selezione di sue poesie è pubblicata in “Gradiva
- International journey of italian poetry”, New York , summer/
fall 2010. Nel 2014 partecipa con una silloge inedita al volume “Il Bosco dei nomi propri”, del fotografo Fabrizio Ceccardi, sul tema della nascita. Tra gli interventi recenti: la nota critica alla raccolta “Stanze di confine”, del poeta Emilio Rentocchini, il seminario “La pista di briciole” sul rapporto tra poesia e arte visiva, tenuto agli studenti del Liceo Artistico Venturi di Modena; il saggio “Ogni volta per ciascuno: poesia e verità nel regno dell’impoetico”, pubblicato in “Anterem n. 87 - Per crescita di buio”.

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