Art4Children
l’arte in aiuto ai bambini del terremoto abruzzese.
dal 29 settembre 2009 al 6 gennaio 2010
presso l’Ospedale Civile di Sassuolo
Fabrizio Loschi
Nasce a Modena nel 1965. Diplomato all’istituto d’Arte Venturi di Modena, vive e lavora a Sassuolo.Ha esposto in Italia e all’estero in mostre personali e collettive a Modena, Valencia, Barcellona, Piacenza, Biella, Reggio Emilia, Venezia, Milano, Roma, Parma, Parigi, Cortina D’Ampezzo, Padova, Porto Ferraio, Bologna e Catania. Si segnala la partecipazione alle Biennali di Namour (Belgio), alla Biennale dei giovani artisti di Bologna e alla Biennale di scultura su pietra Leccese di Martano (Le). Presente con le sue opere a Arte Fiera di Padova, Bologna, Viterbo, Bergamo, Genova, Reggio Emilia. ‘‘La palestra visiva del primo Novecento Italiano è un ingrediente palese come lo sono gli innumerevoli viaggi a ritroso verso un immaginario mediterraneo che dichiara il suo epicentro nella cultura ciclaida: infatti a questo artista è sempre risultata più consona la ricerca delle proprie origini piuttosto che l’inseguire, come lui stesso sostiene, “l’ansia grottesca della modernita”. Dietro un ordine apparente, emerge un’attitudine divenuta metodo, una sintesi tecnica tra urgenza espressiva e necessità estetica: Ogni cosa è al suo posto, da sempre. Ogni cosa, soprattutto se invisibile, appartiene ad una volontà compositiva precedente alla realizzazione dell’opera.’’
di Franco Capoglio
Oscar Bacilleri
Nato a Reggio Emilia nel 1965, vive e lavora a San Martino in Rio (Re).Diplomato all’Accademia di belle Arti di Bologna con il maestro Concetto Pozzati.
Ha esposto in mostre collettive e personali a Ferrara, Genova, Bologna, Milano, Rimini, Forlì, Reggio Emilia, Scandiano, Roma, Bari, Albissola, Torino, Montebelluna e San marino E’ stato presente con le sue opere ad Arte Fiera di Reggio Emilia, Forlì, Milano, Montichiari (Bs), Padova, Bergamo, Vicenza e Parma. ‘‘Oscar Baccilieri intraprende nuovi percorsi, dirigendo la sua ricerca sui materiali, in particolare il rame. Un rame che si trasforma, che diviene inspiegabilmente light, fluttuante e leggero, quasi senza peso, sollevato dalla cornice. Un materia della quale l’artista alleggerisce la pesantezza, creando una trama come fosse un tessuto, diramando intrecciature di pizzo attraverso lo spazio, una sostanza che scalda strutturando un decoro visivo come di trina.‘‘
di Francesca Baboni
(tratto dal catalogo della mostra al castello del Vescovo di Arceto)
Gian Franco Morini
Nato a Faenza nel 1955. Diplomato all’istituto d’Arte di Faenza e all’Accademia di belle Arti di Bologna corso speciale di percezione e Psicologia della forma. Presente in tutte le più importanti manifestazioni italiane e estere dedicate alla ceramica artistica, le sue opere fanno parte di collezioni private e pubbliche tra cui ricordiamo il Museo Internazionale di ceramica di Faenza, il Museo della ceramica del castello di Spezzano (Mo), Museo Internazionale di ceramica di Gualdo Tadino (Pg), l’Istitito statale d’Arte di Faenza, la Banca di Romagna, il Comune di Brisighella, la sala conferenze del Nuovo Ospedale civile di Sassuolo, la sala Consiliare del Comune di Castel Bolognese, le mura del Comune di Buon Convento (Si), la Fondazione Del Monte di Faenza. “Genio e sregolatezza. Due parole per definire, forse, Gian Franco Morini, detto “Il Moro”, uno di quelli spiriti liberi che possono offrirsi al lusso della rivolta. Un illuminata fede nella vita, da gustare pienamente, con le qualità del cuore che completano quelle dell’intelligenza. La sua ceramica è ricca di gusto, un gusto che Morini ci fa apprezzare attraverso la materia, a densità e temperature diverse, e i colori a smalto che egli prepara, con dovizia di combinazioni, come un vero alchimista, perché essi possano diventare gli ingredienti di una rappresentazione bizzarra.”di Michele Fuoco
(tratto dal libro “EX Foco” in occasione della mostra di VolontariArte Ospedale di Sassuolo 2007)
Andrea Grosso Ciponte
Nasce a Praia a Mare (Cs) nel 1977 e si diploma all’Accademia di Belle arti di Catanzaro nel 2000. Nel 2001 frequenta la scuola di fumetto “Scuola Italiana di Comix di Napoli”. La prima mostra risale al 1997 (Catanzaro), poi seguita dalla presenza in personali e collettive a Roma, Lamezia Terme, Cosenza e Alatri.“Le tele di Andrea Grosso Ciponte mi appaiano come tante Polaroid. Istantanee, scatti che immortalano volti, espressioni, mode, atteggiamenti. Una galleria di umanità che sembra uscita dai B-movies americani, ma che in realtà ci parla non di fiction ma di vita vera.
Immagini di giovani uomini e donne, la cui età potrebbe spaziare dall’adolescenza, alla maturità adulta, che in alcuni casi si rivolgano con lo sguardo allo spettatore come se guardassero, con sfrontatezza e lasciva insieme, dentro l’obiettivo di una fotocamera.”
di Alice Zambrellan
Marco Gradi
Nasce a Mantova nel 1955 e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1978. Ricca e costante la sua presenza nel panorama artistico Nazionale ed Internazionale con mostre nelle città di Bologna, Milano, Mantova (Palazzo Ducale), Trieste, Parigi (Centre F.I.A.C), Monaco di Baviera, San Paolo del Brasile,Verona, Brescia, New Yorck, Basilea, Madrid, Firenze, Vienna, Modena, Tsukuba (Giappone), Orlando (Florida), Principato di Monaco ( Montecarlo), Colonia, Faenza, Ferrara, Cesena, Londra.“Ripercorrere i segni di ciò che sta dietro la natura, portandoli dal substrato della coscienza visiva al segno artistico, significa collocarli nel cerchio della nostra umanità, attraverso l’esorcismo della razionale introiezione. Gradi coglie pertanto vestigia chimico fisiche su fogli scabri, lasciando libera, nell’ultimo periodo, la bianca campitura, affinché, in un intenso contrappunto cromatico, balzi all’evidenza il segno residuale di un energia che tutto brucia.”
di Maurizio B. Cutz
(tratto da “La Tenda Rossa” Giugno 2004)
Alessandro D’Ambrosio
Nasce a Latina nel 1981. Di formazione autodidatta, è in seguito alla frequentazione di ambienti underground in tutta Europa, che sviluppa l’esigenza di dedicarsi all’arte figurativa, attraverso un confronto con le realtà contemporanee della vita metropolitana, intessuta di musica e performance sperimentali. Da segnalare la sua presenza ad Arte Fiera di Lugano, Verona, Reggio Emilia, Vicenza, Bergamo, Montichiari e le mostre Latina, Roma, Busto Arsizio e Milano.“… Perché faccio quello che faccio…perché è quello che sento! L’istinto mi dice di dipingere ciò che sento… non di scriverlo! Razionalizzare ciò che si è e ciò che il dipingere porta, utilizzando tre o quattro parole, non ci darebbe modo di dire “tutto”. Sarebbe pur certo una parte di un insieme…ma di un insieme troppo grande per essere definito. I fatti e le circostanze del quotidiano portano a riempirci i polmoni di emozioni, le stesse che danno vita ai colori, le stesse che per comunicare…io dipingo.
di Alessandro D’Ambrosio
(tratto da un intervista rilasciata ad ARTantide.com nel 2004)
Arthur Kostner
Nasce ad Appiano (Bolzano) nel 1954. Vive e lavora a Bolzano. La sua opera e tutta orientata nell’ambito di una ricerca estremamente coerente con i temi del Minimalismo.Intensa e ricca l’attività espositiva che lo ha visto presente in collettive e personali a Trento, Bolzano, Verona, Linz, Monaco, Innsbruk, Salisburgo, Francoforte, Treviso, Forli, Gubbio, Merano, Mantova, Torino, Padova, San Marino.
“…Leggere il colore, leggere la forma”: nelle opere di Kostner, entrambi rimandano ad una vicenda esistenziale in cui l’uomo, protagonista, vive il dramma della precarietà, incapace di identificazioni definitive, di sicurezze inamovibili. Nessun punto di riferimento, dunque, ma solo la coscienza disincantata di far parte del gioco, la forza sublime di chi esorcizza la paura di esistere aderendo appassionatamente al mistero del divenire.
di Monica Molteni
Simone Beck
Si occupa di poesia, narrativa (pubblica diversi poemi, posie e libri di racconti) e musica (studia contrabbasso e consegue il Diploma di musica sperimentale in seminario).La sua attività espositiva lo ha visto protagonista delle mostre personali di Milano, Pola (Croazia), Bologna, Parigi e alle collettive di Trieste, Castelraimondo (Marche “3° Simposio Internazionale di scultura”), e alla Biennale di pittura di Ankara (Turchia).
Dal primo quadro all’ultimo in un batter d’occhi. Un impatto che richiama il silenzio.Paesaggi e geometrie (non impressionisti). Campi di colore con segni sovrapposti, nervosi e corposi, anzi scolpiti. L’inesistente, esistente, direttore d’orchestra che con la sua genialità fa emergere la liricità della composizione. Simon Beck ti coinvolge immediatamente, quasi in un’ “attrazione fatale”, per vedere meglio, anzi sentire meglio. Più vuoi vedere, più osservi, più ti senti attratto dalla musicalità dell’opera.
di Valter Fabbri
(tratto dal “Corriere dell’Arte” del 20/11/2004)
Maria Letizia Roggiani
Artista Sassuolese ha lavorato con il Pittore Ossetti e in seguito a seguito i corsi di Francesca Mazzacurati.Ha esposto in numerose città italiane e in Brasile, dedicandosi negli ultimi anni anche all’arte infantile, in particolare nei “laboratori del fare” di Tina De Falco.
La sua è una pittura onirica, ricca di colori e di segni che vanno oltre il visibile. La sua arte narra di stati d’animo, di dettagli trasformati in meraviglie cromatiche. Nei volti femminili si possono intravedere segreti solo a volte svelati, sguardi incostanti posti lontano dalla quotidianità.
Le immagini sono nascoste dietro un’apparente informalità, sono smarrite, sembrano alla ricerca di un possibile accesso per entrare in scena.
di Tina De Falco
Pietro Polieri
Nato a Bari nel 1960. Diplomato al Liceo Artistico di Bari, ha approfondito gli studi in Architettura e alla scuola di restauro di Firenze. Per anni ha lavorato nel settore della grafica per ceramiche e d’arredo. Dipinge come professionista da quattro anni con esposizioni a Roma, Modena e al Castello di Spezzano. Ultimamente si è dedicato con intensità e grande impegno realizzando una serie di opere dedicate alla città di Modena.“Ho dipinto diverse vedute della città, soprattutto diversi angoli da cui si vede la Ghirlandina, il monumento simbolo della città. Ho scoperto angoli di Modena che non conoscevo; l’idea di unire le mie opere con un percorso immaginario, sognando una città tutta da scoprire, un evento virtuale che attraverso l’arte possa avvicinarci all’idea di una città più vivibile, una città più umana, una città esempio, mi affascina”.
Cristina Roncati
Artista modenese che si è formata artisticamente con la lunga frequentazione dell’atelier del pittore Tino Pelloni.La sua ricerca contenutistica e l’assoluto rigore formale hanno suscitato l’interesse di critici come Arcangeli, Barilli, Veronesi e Ruggeri. Numerose le mostre allestite in Italia, è presente in collezioni pubbliche e private.
Le opere a volte appaiono violente perché in esse vi è il vigore dell’artista, la passionalità unita ai sentimenti come la morte, l’amore. Nei quadri presenti in questa mostra, troviamo un percorso nuovo in cui l’acqua, che pur si percepisce, non risulta in superficie. Bisogna cercarla nelle forme e nelle pieghe della materia. I colori sono tenui, appena accennati, solo qualche volta più decisi. La ricerca della materia appartiene al suo personale stile di modellarla, di trasformarla.